Strumenti di Pianificazione e Gestione aziendale: gli indici di bilancio (3)

Ritorno sulle Vendite o Redditività delle Vendite  Rotazione del capitale investito netto

Nel precedente blog abbiamo incontrato due “nuovi” indici di bilancio:

 Ritorno sulle Vendite (redditività delle vendite): questo primo indice fa parte della “famiglia” degli indicatori di redditività e anch’esso consente di valutare la “capacità di reddito” di un’azienda, raffrontando   il reddito operativo (connesso alla gestione caratteristica) con i ricavi netti prodotti, cioè “depurati” da detrazioni, sconti, abbuoni.

Dall’osservazione dell’andamento storico di tale indice si può rilevare il grado della capacità reddituale della struttura aziendale in osservazione: valutare se essa è soggetta a cicli periodici, se le caratteristiche fondamentali dell’azienda (e della sua produzione) assicurino una stabilità o, al contrario, se si trovi in una fase prospettica di miglioramento o peggioramento.

Da considerare   che l’indice di risultato caratteristico dà, con immediatezza, lo stato di un’unità produttiva, perché se esso è basso o, addirittura, negativo, rivela che l’azienda non è in grado di generare il reddito necessario anche per sostenere i costi indiretti di produzione, remunerare i capitali investiti e l’opera dell’imprenditore.                                                                                               Anche nel caso in cui, per più esercizi consecutivi, l’impresa dovesse produrre utili (risultato finale netto), questo riscontro non potrebbe essere sufficiente per considerare positivo il suo futuro, in quanto l’eventuale redditività potrebbe derivare dalla gestione “non caratteristica”: pura attività finanziaria, operazioni straordinarie, cessioni di beni o rami aziendali, etc.; tutte operazioni che possono dare sostegno momentaneo, se indirizzate a sostenere la riorganizzazione dell’azienda, ma non ne costituiscono presupposto di continuità futura. Inoltre, la “traduzione” dei valori numerari di bilancio in indici consentirà il necessario raffronto della propria azienda con quelle similari che agiscono nel mercato di riferimento.

Indice di rotazione degli impieghi

Tale secondo indice è ottenuto con il raffronto tra il valore dei ricavi netti e il totale dei capitali che l’impresa ha utilizzato nella propria attività (cioè il capitale proprio dell’imprenditore e tutti i finanziamenti di terzi).                                                                                                                                          

Esso rileva il grado di utilizzo della struttura produttiva e la capacità di azione e di influenza dell’impresa nell’ambito del mercato di appartenenza: di converso sintetizza il numero di volte in cui i capitali investiti ritornano sotto forma di vendite in un determinato periodo di tempo e quantifica il ricavo netto medio prodotto da ogni unità di capitale operativo di cui può disporre l’azienda.

Dal punto di vista aritmetico è il rapporto intercorrente tra i ricavi netti e il totale dei capitali investiti.

Un classico esempio, è il raffronto tra due ipotetiche realtà produttive che trattano lo stesso prodotto, impiegano un’uguale quantità di capitali e agiscono nello stesso mercato; una delle due ha però maggiore capacità di penetrazione sul mercato e una più incisiva organizzazione del lavoro: in questi presupposti riesce a produrre il doppio dei ricavi dell’altra azienda “gemella”; conclusivamente, nello stesso tempo considerato (anno o stagione) la seconda azienda, con migliore capacità organizzativa, ha – rispetto alla prima – un raddoppio dell’indice di rotazione degli impieghi, duplicando così  (rispetto alla gemella e nel medesimo periodo considerato) il “ritorno” del capitale impiegato sulla produzione e sui ricavi.

Perché è necessario utilizzare gli indici di bilancio?

Perché rappresentano uno dei più immediati strumenti di analisi e controllo di gestione che l’imprenditore ha a disposizione per la conduzione della propria impresa e, come già considerato, dall’esame degli indici di bilancio parte tutto il processo di modifica o conferma delle linee strategiche di impresa.Ultima ma non ultima, anche alla luce della recente normativa sulla “Crisi d’impresa”, la considerazione che è l’imprenditore il primo responsabile del controllo del benessere e della vitalità della propria impresa e dell’ “ufficiale enunciazione” di eventuali prospettive di crisi aziendale.

Con i prossimi “dialoghi” continueremo a trattare ancora di gestione aziendale.

 A presto.

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Strumenti di Pianificazione e Gestione aziendale: gli indici di bilancio (2)

…alcune considerazioni sulla “lettura” dell’indice di redditività dell’impresa…

Gli indici di redditività (nelle sue diverse configurazioni) sono – tra altri – strumenti che consentono la valutazione della capacità d un’impresa di produrre ricchezza (redditi per l’imprenditore, i suoi collaboratori e altri “interlocutori” che, a vario titolo, si interfacciano con il sistema aziendale). Abbiamo osservato come il Reddito Operativo evidenzia i risultati della c.d. “gestione tipica”, cioè di quella che è l’attività principale dell’azienda (sia essa di produzione di beni materiali e immateriali – servizi- o di commercio) e che realizza l’idea imprenditoriale per la quale la stessa azienda è stata creata. Ricordiamo che il reddito (o risultato) operativo viene sintetizzato dal confronto tra Ricavi e Costi “diretti” impiegati per la produzione di beni e servizi oggetto di cessione: la differenza, se positiva , è già un primo segnale di benessere dell’azienda e ne attesta la capacità di “continuità”, sia produttiva che economica. Gli “ Indici di redditività dell’impresa” sono dunque tra i principali e decisivi dati da assumere per formulare un giudizio sullo stato di “salute economica” di un’azienda: – per l’imprenditore (e soprattutto per eventuali soci) è un indicatore utile per la valutazione di convenienza ad investire nell’azienda condotta o rivolgersi ad altre forme di investimento maggiormente remunerative (altre produzioni, costituzione o acquisizione di nuove aziende, mercati mobiliari, etc.); – per gli interlocutori dell’impresa costituirà uno degli elementi essenziali per l’avvio o la continuità di rapporti con l’azienda interessata. Infatti, se per gli imprenditori (in modo particolare per i piccoli) esiste un legame con la propria attività che è anche frutto di situazioni e motivazioni personali che trascendono il puro calcolo economico, l’indice di redditività sarà preso senza dubbio in preliminare considerazione da parte di eventuali soci “non operativi” o finanziatori (istituti bancari ed enti di finanziamento pubblici) e, in determinati casi, anche da fornitori e clienti.

I criteri di finanziamento alle imprese hanno, come obiettivo principale, quello di privilegiare – con il sostegno finanziario – quelle imprese che possono godere di un soddisfacente grado di “ merito creditizio” : in buona sintesi, verranno preventivamente elaborati, da parte dei finanziatori esterni, indici di valutazione che misurano la capacità dell’impresa di remunerare il complesso dei capitali utilizzati nell’attività ( indice di redditività dei capitali propri dell’imprenditore e di terzi investiti nell’impresa) e di provvedere anche alla restituzione degli stessi prestiti: per inciso, da qui anche l’importanza del controllo dei “flussi di cassa”. In tali premesse , dunque, l’imprenditore dovrà analizzare il processo di formazione del reddito operativo , inteso quale risultato del “valore aggiunto” che l’azienda apporta ai fattori produttivi “diretti” impiegati nella produzione: in estrema semplificazione il “ricarico” applicato al costo di tali fattori. Il valore aggiunto consentirà di “assorbire” gli altri costi “indiretti” e di raggiungere un risultato finale (reddito di esercizio) in linea con le previsioni fatte? Potrà soddisfare le aspettative dell’imprenditore e dei suoi “interlocutori”? In caso negativo, la tipologia della produzione aziendale e il mercato di appartenenza consentono di agire sui prezzi di vendita? I fattori produttivi dell’azienda sono utilizzati in modo ottimale? In definitiva: – quale il tasso di rendimento (lordo) sulle vendite? – quanti i “cicli produttivi” realizzati e quanti quelli realizzabili? – quante volte il capitale investito “ritorna” sotto forma di vendite ?

I risultati di queste “indagini” daranno due ulteriori e importanti indici di “analisi di bilancio”: Ritorno sulle Vendite o Redditività delle Vendite Rotazione del capitale investito netto

Continueremo con il prossimo blog, non senza restare a disposizione per ogni approfondito esame di casi specifici.

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Strumenti di Pianificazione e Gestione aziendale: gli indici di bilancio

Abbiamo fin qui proposto primi cenni di avvicinamento alle due fondamentali categorie di strumenti da utilizzare per una sana ed efficace gestione d’azienda: il bilancio, con le correlate analisi delle sue componenti di valore, e l’esame per flussi dei valori aziendali.

Il bilancio d’esercizio “consuntivo”, è un documento di carattere tendenzialmente statico, in quanto una sua componente – lo “Stato Patrimoniale” – dà l’immagine del patrimonio dell’impresa fissata ad un preciso momento (normalmente con la fine di un periodo di 12 mesi, e generalmente coincidente con la fine dell’anno solare), mentre il “Conto Economico” dà la sintesi del risultato economico (somma algebrica tra ricavi e costi) conseguito nel periodo temporale oggetto di osservazione.

L’ esame per flussi rileva l’andamento delle componenti patrimoniali (principalmente nell’espressione finanziaria) nel loro “scorrere” lungo l’attività di gestione di un determinato periodo di tempo.

Necessaria per l’analisi per indici è la riclassificazione del bilancio: tale operazione consiste in una procedura di rielaborazione espositiva dei dati di bilancio, finalizzata ad una più agevole lettura di quei singoli atti di gestione che non godono di immediata visibilità nella struttura di bilancio civilistico.

Mediante tale rielaborazione vengono ricavati degli indicatori (indici) i quali – se   posti in correlazione fra di loro – mettono in grado l’imprenditore (e i suoi interlocutori) di “leggere” lo stato di salute dell’impresa.

Iniziamo a “esplorare” i più comuni indicatori.

 REDDITIVITA’ AZIENDALE: consideriamo che l’imprenditore abbia già avviato da tempo l’attività, magari con la preventiva formulazione di un auspicabile “Progetto di impresa” e un conseguente “Business Plan”: dovrà verificare se le previsioni fatte trovino conforto nei risultati di gestione, e più specificatamente, se il risultato economico positivo (UTILE – REDDITO) sia stato conseguito e   in misura tale che possa soddisfare le proprie aspettative e quelle dei terzi che, a vario titolo, hanno riposto fiducia nell’attività (es. finanziatori esterni).

Una breve nota sulla nozione tecnica di REDDITO e delle sue parti ideali.

L’utile di impresa (c.d. anche Reddito) è essenzialmente costituito da tre componenti.

Reddito Operativo: è un valore economico intermedio (detto anche utile operativo, margine operativo o risultato operativo) relativo alla sola gestione caratteristica di un’impresa e non tiene conto di altri fattori reddituali di carattere finanziario, non caratteristico, straordinario o fiscale.     Si ottiene dalla somma algebrica tra il Valore della Produzione e il suo costo diretto.

Tale valore, modificato dai valori provenienti della gestione finanziaria e da quella non tipica, nonché dagli effetti delle operazioni straordinarie, rappresenta il “risultato prima delle imposte”:

se esso è positivo, si quantifica e detrae l’eventuale onere tributario diretto dovuto, pervenendo così ad un valore finale che costituirà il REDDITO o la PERDITA di Esercizio.

Ottenuto il risultato di gestione, ancorché esso sia positivo, sarà interesse dell’imprenditore e dei finanziatori valutare se il capitale investito (quello proprio da parte dell’imprenditore e quello fornito dai finanziatori) possa essere remunerato secondo le rispettive attese o meno: a tal fine si raffronteranno i valori delle diverse “fasi” di reddito con la parte di capitale (di rischio) investito dall’imprenditore e suoi eventuali soci ( per l’indice di redditività del capitale proprio) o con il valore complessivo dei capitali (di rischio e di finanziamenti- prestiti esterni) impiegati nell’esercizio di impresa ( per l’indice di redditività di tutti i capitali impiegati, propri dell’imprenditore e quelli ricevuti in prestito da parte di istituti di credito ed enti finanziatori).

Nel prossimo blog ci riserviamo di proporre alcune considerazioni sulla “lettura” dell’indice di redditività dell’impresa: a presto.

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Strumenti di Pianificazione e Gestione aziendale: Il rendiconto finanziario per le piccole e micro imprese (2°)

Dai cenni fin qui fatti, una sana gestione aziendale presuppone una costante attività di verifica dei risultati conseguiti e una attenta programmazione dell’attività futura, sia dal punto di vista economico che patrimoniale e –non ultimo  – da quello finanziario: economico per misurare che la redditività dell’azienda consenta di realizzare un utile; patrimoniale per far sì che la struttura abbia mezzi adeguati e di costo sostenibile in relazione alle sua potenzialità produttiva; finanziaria per misurare l’equilibrio finanziario, cioè la capacità della gestione di produrre “liquidità” tale da consentire l’esborso monetario derivante dai costi d’esercizio corrente e da eventuali finanziamenti assunti presso terzi : fisiologicamente per nuovi investimenti o momentanee “necessità di cassa”.

Dalla verifica di quanto operato si dovranno trarre le opportune indicazioni per la pianificazione dell’attività futura e le prospettive sui “flussi di cassa” che assicurino la “solvibilità d’impresa”.

In tema di previsione dei “flussi di cassa” e di rendiconto finanziario, è pur vero che le piccole e micro imprese non hanno l’obbligo giuridico di redigere – insieme al bilancio – anche tale rendiconto, ma – prescindendo dall’indubbia utilità gestionale – è da rammentare che la recente

normativa sulla “crisi d’impresa e l’insolvenza” è rivolta a tutte le imprese, con il relativo onere di tenere costantemente sotto osservazione, mediante l’elaborazione di opportuni indici, oltre che le capacità economico-patrimoniali, anche quelle finanziarie dell’impresa mediante il controllo della “dinamica finanziaria di previsione”: indirettamente quindi, diviene necessario, anche per le piccole imprese, l’utilizzo del rendiconto finanziario o di suoi sostitutivi contabili.

Afferma infatti il citato   Codice della Crisi, che l’impresa deve mantenere “…la sostenibilità degli oneri dell’indebitamento con i flussi di cassa che l’impresa è in grado di generare e l’adeguatezza dei mezzi propri rispetto a quelli di terzi…”.

E all’art. 13 definisce degli “indicatori” di crisi: “…Costituiscono indicatori di crisi gli squilibri di carattere reddituale, patrimoniale o finanziario, rapportati alle specifiche caratteristiche dell’impresa e dell’attività imprenditoriale svolta dal debitore, tenuto conto della data di costituzione e di inizio dell’attività, rilevabili attraverso appositi indici che diano evidenza della non sostenibilità dei debiti per almeno i sei mesi successivi e dell’assenza di prospettive di continuità aziendale per l’esercizio in corso…… A questi fini, sono indici significativi quelli che misurano la non sostenibilità degli oneri dell’indebitamento con i flussi di cassa che l’impresa è in grado di generare e l’inadeguatezza dei mezzi propri rispetto a quelli di terzi…. Costituiscono altresì indicatori di crisi ritardi nei pagamenti reiterati e significativi…. “

La costruzione dei previsti indici, con l’utilizzo di apposite tecniche di revisione contabile – proporzionate alla dimensione e alle caratteristiche di ogni singola impresa – darà all’imprenditore

(e ai suoi “interlocutori”: soci, clienti, fornitori, istituti bancari, pubbliche istituzioni ed altri interessati), immediata immagine della complessiva situazione della propria impresa così da poter valutare quali gli effetti (se positivi o negativi) della gestione passata e quali le iniziative più opportune da assumere per la “continuità d’impresa”.

A titolo meramente indicativo e non esaustivo, si potranno verificare le seguenti ipotesi.

Se gli impieghi siano stati utilizzati per investimenti diretti allo sviluppo dell’azienda oppure per il solo ammodernamento dei macchinari e della struttura operativa;

se siano stati indirizzati al rimborso di pregressi finanziamenti in scadenza o soggetti a revoca da parte degli istituti di credito, o ancora abbiano costituito prelevamenti dell’imprenditore;

 se provengano in prevalenza dalla gestione reddituale oppure no per effetto di una gestione che non apporti “ricchezza” per l’impresa.

Se fonti di flussi finanziari siano costituite dalla” gestione corrente” (segno di positivo andamento dell’impresa) oppure da apporti dell’imprenditore di capitale proprio o anche da disinvestimenti aziendali “virtuosi” o – al contrario – per correggere errate precedenti valutazioni.

Con queste brevi note abbiamo cercato di illustrare la necessaria importanza   che riveste, per l’imprenditore, la sistematica adozione di tecniche di riscontro e pianificazione della gestione finanziaria della propria azienda: potremo sviluppare l’argomento e fornire la più opportuna soluzione per ogni singola situazione che ci verrà presentata.

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Strumenti di Pianificazione e Gestione aziendale: Il rendiconto finanziario

In un precedente “focus” sul bilancio, abbiamo fatto cenno che tale fondamentale documento viene accompagnato da relazioni esplicative: tra queste il rendiconto finanziario.

Esso consiste in   un prospetto di natura contabile il cui scopo è quello di evidenziare i movimenti finanziari posti in essere dall’impresa nel periodo di tempo cui si riferisce il bilancio e sintetizza l’analisi delle variazioni intervenute tra le disponibilità iniziali e quelle finali, nonché le fonti da cui sono state ricavate le risorse finanziarie impiegate nell’attività e la destinazione di tali risorse, dando così immediata analisi consuntiva della dinamica finanziaria per il periodo considerato dal bilancio e fornendo solide basi di valutazione – insieme al “business plan” – per la pianificazione finanziaria dell’attività futura.

La tecnica di costruzione del “flusso finanziario” è impiegata – sovente – anche per la pianificazione di un singolo progetto di rilevante importanza e impegno per l’impresa.

Breve nota: con dinamica finanziaria si definisce la capacità dell’impresa di produrre flussi finanziari -disponibilità liquide- da impiegare nello svolgimento della propria attività.

Inoltre, il rendiconto finanziario – “misurando” l’affidabilità finanziaria dell’impresa –  diviene immediato strumento di “consapevolezza” per l’imprenditore nonché – insieme ad altri – ulteriore elemento di conoscibilità della stessa impresa per i suoi interlocutori (clienti, fornitori, istituti di credito e finanziari, “partner” di filiera, enti pubblici, etc.)

Se tale documento è divenuto obbligatorio (con legge del 2015, entratain vigore dal 2016)   per le imprese di medie o grandi dimensioni, tenute alla redazione del bilancio d’esercizio in forma ampia, diventa strumento   di gestione e controllo anche per le imprese di ridotte dimensioni.

Come già scritto, Il bilancio così come formulato secondo i prescritti criteri di “competenza economica”, rileva gli atti economici posti in essere, prescindendo dalla circostanza se si siano avverati anche i relativi movimenti finanziari, e   fornisce soltanto l’ammontare delle disponibilità finanziarie all’inizio e alla fine del periodo considerato: la differenza tra i due valori evidenzierà se esse sono aumentate o diminuite, ma non i motivi gestionali che ne sono la causa.

In buona sintesi, il rendiconto finanziario ha come fine quello di informare sulle modalità di reperimento (fonte) e di utilizzo (impiego) delle risorse finanziarie disponibili, e permette di rilevare se l’attività tipica dell’impresa, anziché produrre assorba risorse finanziarie, cioè che  i costi sostenuti per lo svolgimento dell’attività – misurati nella quantità e nella qualificazione delle conseguenti uscite finanziarie – superino le entrate finanziarie prodotte dai ricavi (misurati per competenza economica): è chiaro che in questa ipotesi la situazione finanziaria dell’impresa diventa critica.

Non è raro il caso in cui, pur a fronte di un risultato economico positivo, l’imprenditore si trovi in situazione finanziaria negativa: vuoi per eventuali investimenti   non ben programmati ed eccedenti le capacità di “assorbimento” dell’impresa, o   per eccesso di dilazioni di pagamento concesse a clienti rispetto a quelle ricevute dai propri fornitori, o altri motivi che hanno comunque creato squilibrio tra i flussi finanziari di entrata e di uscita.

Da qui la necessità che ogni organizzazione economica (impresa o ente “no profit”) si avvalga costantemente, per le proprie scelte operative, anche di metodologie di pianificazione e gestione finanziaria che siano – peraltro- le più opportune per la propria struttura.

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Nel restare, come sempre, disponibili ad approfondimenti relativi a particolari casi proposti al nostro Studio, ci ripromettiamo di continuare ad un prossimo appuntamento.

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Strumenti di Pianificazione e Gestione aziendale: Progetto d’impresa “Business Plan” Bilanci Preventivi Bilanci Consuntivi e loro Analisi.

La crisi economico-finanziaria che ha colpito l’economia mondiale a partire dagli anni 2008-2009, aggravata oggi dai devastanti effetti portati dalla pandemia che tutto il mondo sta vivendo, ha reso indispensabile – nel mondo delle aziende – l’utilità, anzi la necessità di avvalersi di strumenti di pianificazione e gestione operativa.  

Tale considerazione è valida non soltanto per le grandi e medie strutture aziendali ma anche per quelle piccole e micro, sia per le relative limitate risorse finanziarie di cui, in genere, esse possono disporre e sia per la modesta ampiezza del mercato in cui di solito operano.

Riteniamo utile farne oggetto di considerazione nel nostro blog in quanto la generalità delle imprese deve far fronte a due categorie di urgenza gestionale: gli immediati provvedimenti da assumere per mitigare i negativi effetti economici e finanziari che l’attuale pandemia sta arrecando al nostro sistema socio-economico e la programmazione dei giusti interventi inerenti la futura continuità aziendale o la sua cessazione.

In assenza di normale attività, diventa indispensabile il ricorso a fonti finanziarie che consentano la sopravvivenza del sistema aziendale per sostenere i costi fissi di gestione, sia che si possa contare su risorse proprie, piuttosto che risorse “esterne” quali le misure di sostegno pubblico,  i finanziamenti – agevolati o meno – da parte di istituti bancari o altri enti finanziatori; tali ultime forme di finanziamento vengono generalmente accordate ai soggetti che – oltre ad essere “bancariamente” “ affidabili – documentino anche le prospettive di sopravvivenza  e  di  futura “continuità aziendale”.

A tali fini, diventano indispensabili due principali strumenti: il “Business Plan” e i bilanci, sia preventivi che consuntivi.

Business Plan.

Tale documento è preceduto – di solito – da un “Progetto di impresa” col quale si pongono le linee generali di una nuova azienda o – se già esistente – della sua evoluzione o trasformazione.

Poste le premesse progettuali, il documento sviluppa le opportune e documentate considerazioni di pianificazione delle future   strategie ed operazioni aziendali (con relative quantificazioni numerarie) considerando – insieme alla propria struttura – anche quella del marcato nel quale si vuole porre l’azienda, le potenzialità di esso, le “alleanze” di eventuali filiere che possano consentire integrazioni di funzioni e di fasi produttive, nonché  la concorrenza (interna ed esterna al territorio nazionale) con la quale confrontarsi.

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Con un prossimo “flash” parleremo della struttura elementare dei bilanci.

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Mediante questi nuovi “intermezzi “negli usuali blog di Studio, vorremmo avviare – con i nostri lettori – un ulteriore dialogo che abbia come oggetto l’AZIENDA e l’IMPRESA, intendendo ricomprendere nel concetto di azienda anche le organizzazioni “no profit”, ricordando che nel nostro ordinamento giuridico, oltre il vasto campo delle associazioni a carattere non lucrativo, è prevista anche la figura della c.d. IMPRESA SOCIALE di relativa recente introduzione.

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Attendiamo Vostri graditi riscontri.

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