Strumenti di Pianificazione e Gestione aziendale: gli indici di bilancio (2)

…alcune considerazioni sulla “lettura” dell’indice di redditività dell’impresa…

Gli indici di redditività (nelle sue diverse configurazioni) sono – tra altri – strumenti che consentono la valutazione della capacità d un’impresa di produrre ricchezza (redditi per l’imprenditore, i suoi collaboratori e altri “interlocutori” che, a vario titolo, si interfacciano con il sistema aziendale). Abbiamo osservato come il Reddito Operativo evidenzia i risultati della c.d. “gestione tipica”, cioè di quella che è l’attività principale dell’azienda (sia essa di produzione di beni materiali e immateriali – servizi- o di commercio) e che realizza l’idea imprenditoriale per la quale la stessa azienda è stata creata. Ricordiamo che il reddito (o risultato) operativo viene sintetizzato dal confronto tra Ricavi e Costi “diretti” impiegati per la produzione di beni e servizi oggetto di cessione: la differenza, se positiva , è già un primo segnale di benessere dell’azienda e ne attesta la capacità di “continuità”, sia produttiva che economica. Gli “ Indici di redditività dell’impresa” sono dunque tra i principali e decisivi dati da assumere per formulare un giudizio sullo stato di “salute economica” di un’azienda: – per l’imprenditore (e soprattutto per eventuali soci) è un indicatore utile per la valutazione di convenienza ad investire nell’azienda condotta o rivolgersi ad altre forme di investimento maggiormente remunerative (altre produzioni, costituzione o acquisizione di nuove aziende, mercati mobiliari, etc.); – per gli interlocutori dell’impresa costituirà uno degli elementi essenziali per l’avvio o la continuità di rapporti con l’azienda interessata. Infatti, se per gli imprenditori (in modo particolare per i piccoli) esiste un legame con la propria attività che è anche frutto di situazioni e motivazioni personali che trascendono il puro calcolo economico, l’indice di redditività sarà preso senza dubbio in preliminare considerazione da parte di eventuali soci “non operativi” o finanziatori (istituti bancari ed enti di finanziamento pubblici) e, in determinati casi, anche da fornitori e clienti.

I criteri di finanziamento alle imprese hanno, come obiettivo principale, quello di privilegiare – con il sostegno finanziario – quelle imprese che possono godere di un soddisfacente grado di “ merito creditizio” : in buona sintesi, verranno preventivamente elaborati, da parte dei finanziatori esterni, indici di valutazione che misurano la capacità dell’impresa di remunerare il complesso dei capitali utilizzati nell’attività ( indice di redditività dei capitali propri dell’imprenditore e di terzi investiti nell’impresa) e di provvedere anche alla restituzione degli stessi prestiti: per inciso, da qui anche l’importanza del controllo dei “flussi di cassa”. In tali premesse , dunque, l’imprenditore dovrà analizzare il processo di formazione del reddito operativo , inteso quale risultato del “valore aggiunto” che l’azienda apporta ai fattori produttivi “diretti” impiegati nella produzione: in estrema semplificazione il “ricarico” applicato al costo di tali fattori. Il valore aggiunto consentirà di “assorbire” gli altri costi “indiretti” e di raggiungere un risultato finale (reddito di esercizio) in linea con le previsioni fatte? Potrà soddisfare le aspettative dell’imprenditore e dei suoi “interlocutori”? In caso negativo, la tipologia della produzione aziendale e il mercato di appartenenza consentono di agire sui prezzi di vendita? I fattori produttivi dell’azienda sono utilizzati in modo ottimale? In definitiva: – quale il tasso di rendimento (lordo) sulle vendite? – quanti i “cicli produttivi” realizzati e quanti quelli realizzabili? – quante volte il capitale investito “ritorna” sotto forma di vendite ?

I risultati di queste “indagini” daranno due ulteriori e importanti indici di “analisi di bilancio”: Ritorno sulle Vendite o Redditività delle Vendite Rotazione del capitale investito netto

Continueremo con il prossimo blog, non senza restare a disposizione per ogni approfondito esame di casi specifici.

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Strumenti di Pianificazione e Gestione aziendale: gli indici di bilancio

Abbiamo fin qui proposto primi cenni di avvicinamento alle due fondamentali categorie di strumenti da utilizzare per una sana ed efficace gestione d’azienda: il bilancio, con le correlate analisi delle sue componenti di valore, e l’esame per flussi dei valori aziendali.

Il bilancio d’esercizio “consuntivo”, è un documento di carattere tendenzialmente statico, in quanto una sua componente – lo “Stato Patrimoniale” – dà l’immagine del patrimonio dell’impresa fissata ad un preciso momento (normalmente con la fine di un periodo di 12 mesi, e generalmente coincidente con la fine dell’anno solare), mentre il “Conto Economico” dà la sintesi del risultato economico (somma algebrica tra ricavi e costi) conseguito nel periodo temporale oggetto di osservazione.

L’ esame per flussi rileva l’andamento delle componenti patrimoniali (principalmente nell’espressione finanziaria) nel loro “scorrere” lungo l’attività di gestione di un determinato periodo di tempo.

Necessaria per l’analisi per indici è la riclassificazione del bilancio: tale operazione consiste in una procedura di rielaborazione espositiva dei dati di bilancio, finalizzata ad una più agevole lettura di quei singoli atti di gestione che non godono di immediata visibilità nella struttura di bilancio civilistico.

Mediante tale rielaborazione vengono ricavati degli indicatori (indici) i quali – se   posti in correlazione fra di loro – mettono in grado l’imprenditore (e i suoi interlocutori) di “leggere” lo stato di salute dell’impresa.

Iniziamo a “esplorare” i più comuni indicatori.

 REDDITIVITA’ AZIENDALE: consideriamo che l’imprenditore abbia già avviato da tempo l’attività, magari con la preventiva formulazione di un auspicabile “Progetto di impresa” e un conseguente “Business Plan”: dovrà verificare se le previsioni fatte trovino conforto nei risultati di gestione, e più specificatamente, se il risultato economico positivo (UTILE – REDDITO) sia stato conseguito e   in misura tale che possa soddisfare le proprie aspettative e quelle dei terzi che, a vario titolo, hanno riposto fiducia nell’attività (es. finanziatori esterni).

Una breve nota sulla nozione tecnica di REDDITO e delle sue parti ideali.

L’utile di impresa (c.d. anche Reddito) è essenzialmente costituito da tre componenti.

Reddito Operativo: è un valore economico intermedio (detto anche utile operativo, margine operativo o risultato operativo) relativo alla sola gestione caratteristica di un’impresa e non tiene conto di altri fattori reddituali di carattere finanziario, non caratteristico, straordinario o fiscale.     Si ottiene dalla somma algebrica tra il Valore della Produzione e il suo costo diretto.

Tale valore, modificato dai valori provenienti della gestione finanziaria e da quella non tipica, nonché dagli effetti delle operazioni straordinarie, rappresenta il “risultato prima delle imposte”:

se esso è positivo, si quantifica e detrae l’eventuale onere tributario diretto dovuto, pervenendo così ad un valore finale che costituirà il REDDITO o la PERDITA di Esercizio.

Ottenuto il risultato di gestione, ancorché esso sia positivo, sarà interesse dell’imprenditore e dei finanziatori valutare se il capitale investito (quello proprio da parte dell’imprenditore e quello fornito dai finanziatori) possa essere remunerato secondo le rispettive attese o meno: a tal fine si raffronteranno i valori delle diverse “fasi” di reddito con la parte di capitale (di rischio) investito dall’imprenditore e suoi eventuali soci ( per l’indice di redditività del capitale proprio) o con il valore complessivo dei capitali (di rischio e di finanziamenti- prestiti esterni) impiegati nell’esercizio di impresa ( per l’indice di redditività di tutti i capitali impiegati, propri dell’imprenditore e quelli ricevuti in prestito da parte di istituti di credito ed enti finanziatori).

Nel prossimo blog ci riserviamo di proporre alcune considerazioni sulla “lettura” dell’indice di redditività dell’impresa: a presto.

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